Un anno di Mary and the teapot

Apr
2012
11

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Cosa vuol dire un anno di Mary and the teapot?

Mary and the teapot nasce da un ragazzo che, dopo aver insegnato qualche anno pianoforte e solfeggio, si trova per poco più di un caso a fare un tirocinio (e poi un paio di anni di lavoro) come programmatore web e tecnico informatico. Sa disegnare, anche se non è la prima fra le sue passioni, e piano piano comincia ad occuparsi anche di grafica. Il ragazzo si chiama Martino Prendini.
Mary and the teapot nasce da una ragazza che fa la videomaker e ha deciso di seguire corsi di grafica e web design e cominciare a lavorare nel settore. La ragazza tenta la fortuna a New York ma è costretta a tornare in Italia, a Rovigo. La ragazza si chiama Irene Tomaini.

Mary and the teapot nasce dall’incontro di questi due ragazzi, un incontro quasi casuale, nasce da un’amicizia che sembra unica e straordinaria, nasce da un certo smarrimento davanti al mondo del lavoro che li ha resi vagamente disillusi e al contempo da una certa dose di ingenuità ed incoscienza, nasce dal darsi coraggio e motivazione in modo reciproco, autoalimentandosi.

Mary and the teapot nasce sotto l’argine dell’Adige, con Irene abbiamo steso gli asciugamani sull’erba e stappiamo una birra, lei mi insegna giocoleria ed io sono pessimo, ci facciamo decine di foto assieme, e stendiamo tutte le stampe dei loghi di prova. Quel pomeriggio decidiamo il logo di Mary definitivamente, decidiamo come realizzare il sito e il pieghevole promozionale. Nell’arco di poco più di una settimana, per l’undici Aprile, Mary sarà del tutto avviata.

Mary and the teapot comincia con tante coincidenze, tante fortune, tante emozioni. Ogni nuovo cliente era una conferma di stare facendo la cosa giusta, ogni stampa era come un figlio atteso a lungo e che poi guardavamo per giornate facendoci complimenti reciproci, era quasi un gioco fotografare i lavori ed incontrare assieme i clienti nei tavolini di un bar. Sapevamo convincerli a scegliere le proposte che preferivamo, conoscevamo i modi più professionali per porci, sapevamo di non essere destinati a Rovigo e forse neppure all’Italia.

Mary and the teapot sembra avere nuove affascinanti strade, è l’epoca della linea di vestiti che occupa buona parte dei nostri sogni, tutto sembra funzionare, forse venderemo in negozi di lusso, giriamo fra Camera di Commercio e commercialisti per capire come registrare il marchio e sogniamo Barcellona e il sogno sembra sempre più vicino e tangibile.

Il sogno si ferma qui e Mary rischia di morire. E’ a quel punto che perde per sempre una delle due persone che le hanno dato la vita e gliel’hanno data a tal punto da essere un tutt’uno quasi con Mary…

Ed oggi, per il giorno del suo compleanno, cosa vuol dire un anno di Mary?
Vuol dire lavorare spesso sottoprezzo, alle volte persino gratis, pur di fare qualcosa, pur di farsi notare, pur di far vedere che si lavora.
Vuol dire trovarsi un part-time per riuscire a campare, quello che capita, ché con 200 euro a lavoro dati spesso pure in ritardo non si campa di certo, e vuol dire incontrare i clienti il pomeriggio e lavorare la notte.
Vuol dire vivere in casa dei genitori, perché non hai nulla in mano, e con contratti di due mesi part-time arrotondati con queste mancette non si paga certo l’affitto.
Vuol dire rimanere soli a fare tutto quanto, perdere inaspettatamente una persona a cui si teneva più che a chiunque altro e in cui si credeva e chiedersi a volte se si ha sbagliato, se non fosse il caso di cercare un bel contratto a tempo pieno come dipendente e metterci una pietra sopra alle aspirazioni e all’orgoglio e ai sogni e allo stress.
Vuol dire tenere a mente cento cose, giostrarsi con salti mortali gli incontri e i lavori e i tempi.
Vuol dire perdere i clienti grossi, perdere i negozi di lusso, perdere i cantanti a livello nazionale, trovarti di nuovo a ricominciare con lavoretti. E vuol dire, per quasi sette mesi, lottare giorno per giorno per convincere tutti che Mary può esistere anche senza Irene.
Vuol dire passare un paio di ore al giorno a scrivere mail e telefonare a tutto il mondo per cercare clienti e contatti, spedire grafiche ad ogni sito di ispirazione, cercare clienti anche la sera al bar, fare chilometri in macchina solo per scambiare una chiacchiera col tal dei tali sperando di seminare qualcosa per il futuro.

photo by Kaos Art

Ma un anno di Mary vuol dire anche un’avventura lunga ed inaspettata. Vuol dire che credo come prima in questo sogno, e forse molto di più, e certamente sto lottando molto più di prima per esso.
Vuol dire amare il cambiamento e l’inventiva di trovare nuove strade per proseguire, aggiungere cose, dal video all’autoproduzione, andando a cercare la sfida che sta alla base perché è ciò che vale davvero.
Vuol dire sapere chi si è e cosa si vuole ed inseguirlo ad ogni costo, consapevoli dei rischi ma consapevoli anche di fare la scelta giusta per sé, perché non è solo una scommessa, perché si sa anche di essere fatti per questo e si conoscono le proprie capacità.

Vuol dire sapere quanto si deve a chi l’ha creata assieme a te e non smettere di provare gratitudine per questo, e al contempo sapere che quel periodo è finito e doveva finire così e voltarsi non serve a nessuno.
Vuol dire mantenere l’entusiasmo, mantenere l’ingenuità e un minimo d’incoscienza anche ora, perché non è solo un lavoro, è un modo di essere. E al contempo vuol dire anche saper essere scaltri e venditori, perché è anche un lavoro.
Oggi tutto questo compie un anno, e questo anno è stato molto più che un anno nella mia vita, è stato quasi una piccola vita dentro la mia vita. Ho molti ricordi, gioie, nostalgie, rancori, pentimenti, foto, scritti, lavori, disegni che riguardano quest’anno, ma nonostante tutto è stato l’anno migliore che io abbia vissuto, e di questo anno vado molto fiero.
E, dopo questo anno, ho la perfetta consapevolezza che Mary non cesserà di esistere finché ci sarò io. E, con questa consapevolezza, le auguro buon compleanno.


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