Alice Pasquini, un’intervista
2012

Alice Pasquini è una illustratrice una pittrice una scenografa una street artist e altro ancora, e non credo sia tanto strano che siate incappati in una delle sue opere sui muri della capitale, ma anche su quelli di Milano e Napoli, di molte delle principali città europee e persino di Australia Russia e Marocco. Come non sarebbe strano che, se ci siete incappati, siate anche rimasti a bocca aperta, perché poco da fare, i suoi lavori lasciano assolutamente stupefatti ed è giusto sia così. Ma non ci va di stare ad elencare progetti e storia di Alice, per quello una ricerca su internet basta e avanza, preferiamo parlarci direttamente e ascoltare quanto ci racconta…
Cominciamo con le presentazioni, chi è Alicè e chi è Alice?
Alicè dipinge sui muri delle città mentre Alice disegna bevendo un caffè ai bar. Insieme sono sempre in viaggio.
Molta della tua produzione comprende murales e in generale arte di strada. Perché la strada, perché i muri, perché la città? Cosa rappresenta tutto questo per te? E cosa vuoi rappresentare? In che modo vuoi influenzare i passanti, l’uomo medio che va al lavoro, il turista, la scolaresca che passa affianco?
Dipingere sui muri è stato un modo di andare oltre certi limiti. Innanzi tutto i limiti dello studio dove sei solo con te stesso. In strada la creatività è influenzata da innumerevoli cose: il colore delle pareti, la storia del muro, la gente che passa e ti parla, gli spray che hai a disposizione nella borsa, la rapidità dell’esecuzione alla quale sei costretto dipingendo senza autorizzazione. Tutto questo rappresenta per me la purezza dell’atto creativo e amo la sua estemporaneità. Le tracce che lascio sono il mio modo di attraversare una città che non conosco o il modo per ritrovare il cammino per casa. Sono i luoghi dove passo, dove lascio un pezzo della mia vita e il bello è che non finisce lì, quel segno continua a vivere e mutare con la città una volta che lo lascio alle mie spalle.
Il valore artistico dell’opera risiede prevalentemente nel momento magico che si crea quando il passante (e non lo spettatore) si trova improvvisamente di fronte a qualcosa che è lì, in quel momento solo per lui. In questo senso la mia intenzione non è quella di un comunicatore. Direi che è esattamente il contrario, infatti un comunicatore sa esattamente quale è il messaggio che vuole fare arrivare e cerca il mezzo migliore affinché esso venga recepito. Un’artista ha un’esigenza di comunicare ma non necessariamente sa il perché. Così spesso la comunicazione fra artista e spettatore (nel nostro caso passante) è su diversi livelli e aperta a molte interpretazioni. Io sono interessata ai sentimenti umani, alla scoperta di quella sottile linea che divide la realtà ai sogni, nella convinzione che per cambiare la realtà bisogna usare la fantasia.
La street art è spesso, almeno nell’idea comune, legata alla contestazione politica, ad una forma protesta o comunque ad una sfera artistica indipendente… Senti questi aspetti parte del tuo lavoro? E come leghi o fai convivere questo ambito a progetti propriamente commerciali?
L’arte di strada è influenzata dalla contemporaneità come ogni avanguardia che si rispetti. Questa forma d’arte usa molti strumenti e forme di linguaggio che vengono dalla pubblicità, basta pensare agli spray o agli stencil e alla loro iniziale funzione tecnica. Molta dell’arte di strada usa un immaginario pop. Io sono interessata ad altro. Preferisco i colori naturali a quelli industriali, le persone vere ai supereroi. La mia ‘protesta’ è nell’azione quotidiana del dipingere in strada quando voglio e dove voglio, a volto scoperto e con il mio nome. Per quanto riguarda i lavori commerciali a volte sono il mezzo per continuare a comprare spray e biglietti aerei per poter dipingere nelle strade del mondo.
C’è molta fisicità nella tecnica dei tuoi lavori anche esterni all’ambito street art, nelle illustrazioni come nelle grafiche pubblicitarie. Quanto influisce per te la materialità in tutto il tuo lavoro? Quanto c’è di street e come nelle tue illustrazioni, nel loro spirito e nella loro realizzazione?
Mi interessa la materia e la gestualità del segno. Il tratto è spezzato il colore sporco.
Raccontaci qualcosa del tuo percorso: quando è successo che una passione diventasse lavoro e come è stato possibile?
Non lo considero un lavoro. Fare arte è un modo di vivere. Per me è come respirare. Ho cominciato quando mi hanno messo una matita in mano e non ho mai più smesso.
Spesso bisogna fare i salti mortali per campare ma per quanto mi riguarda non ci sono altre vite possibili.
Ti chiediamo qualche consiglio. Prima il più semplice: consigliaci qualche artista da andare a scovare…
Luca Enoch disegnatore italiano. La protagonista del suo fumetto Sprayliz era la mia eroina.
Ora andiamo un po’ più sul difficile… hai qualche consiglio che vuoi dare a chi cerca di esordire nel tuo settore?
Ho sempre disegnato molto dal vivo, viaggio sempre con un quaderno degli schizzi. Il disegno è la base del processo creativo.
Ti salutiamo con un’ultima domanda, che progetti hai in cantiere? Hai voglia di anticiparci qualcosa?
Ho in cantiere un grande muro a Roma dove Il 28 aprile si inaugura anche la mia mostra: ‘Cinderella piss me off’ alla galleria 999.
Per il resto continuerò a viaggiare, dipingere, agitarmi.
Per conoscere di più su Alice vi lasciamo due link da visitare:
Sito
Flickr
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