Incubo alla balena, un’intervista
2012

Bene, li abbiamo conosciuti al Bilbolbul come forse saprà chi ci ha seguiti ultimamente, un’incontro quasi casuale a cui è seguito l’acquisto del loro lavoro e un grande interesse… Così sono tornato sui miei passi per scambiare qualche parola con i bravi e simpatici ragazzi di Incubo alla balena, un affascinante progetto autoprodotto che ruota attorno all’incubo…
Anzitutto vorrei chiedervi una piccola presentazione… Chi siete, da dove venite, cosa avete voglia di raccontarci di voi?
Gianluca ed Elisa :
Definirsi non è mai semplice! Diciamo che siamo un affabile gruppo di amici, non semplicemente uniti dalla passione per il disegno ma bensì un’amicizia che nasce durante il periodo scolastico ad Urbino. Le nostre zone di provenienza sono abbastanza variegate: c’è chi si è trasferito dal Piemonte, chi abita a pochi chilometri da Urbino e chi viene dalla costa. Questa differenziazione di territori fa sì che ognuno abbia la sua personalissima visione delle cose, credo che sia intuibile anche da come vengono interpretati i nostri incubi.
Flavia:
Esattamente, le nostre origini sono sparse nel territorio non solo Marchigiano ma anche Romagnolo e Piemontese, come nel mio caso. La Sezione di Perfezionamento in Disegno Animato della Scuola del Libro di Urbino ci ha permesso di conoscerci.
Parliamo di “Incubo alla balena”: come è nato questo progetto?
Alessandra:
Alcuni di noi avevano già fatto parte di un’autoproduzione, e quindi abbiamo voluto continuare questa esperienza coinvolgendo altre teste e mani, ed abbiamo avuto la fortuna di essere affiancati da Alessandro Baronciani.
Niccolò:
L’altra autoproduzione si chiamava BABELE, un’autoproduzione di illustrazioni. Diciamo che i Babelidi volevano replicare l’esperienza in modo diverso mentre i balenotteri freschi freschi volevano provare a buttarsi nel mondo dell’autoproduzione. Poi abbiamo coinvolto nel progetto anche il buon Baronciani che ci ha messo un po’ in riga e ci ha aiutato a organizzare le idee.
Gianluca ed Elisa:
Ci siamo sempre guardati attorno, sia nei confronti delle pubblicazioni maggiori che in quelli delle autoproduzioni. Il Bilbolbul è stato parte fondamentale della nostra scelta, la scelta di mettersi alla prova e cercare di mettere in ballo la propria storia per poi vederla pubblicata l’anno successivo. Il corso frequentato a Morciola, con Alessandro, ha contribuito nel darci gli strumenti, e nell’estate 2011 abbiamo iniziato a scambiarci le prime idee che nel tempo hanno subito inevitabili trasformazioni.
Perché proprio l’incubo, come tema centrale?
Flavia:
Il mondo del sogno, le tematiche spaventose e le paure umane sono una costante nel mondo dell’Arte e l’idea di realizzare un fumetto in cui poter esprimere diversi tipi di incubo era a dir poco galvanizzante. In INCUBO ALLA BALENA vengono affrontanti spaccati di vita reale e situazioni oniriche che debordano nel regno dell’incubo e si mescolano fra loro tramite le intercalazioni di Alessandro Baronciani, che rendono le storie individuali una sorta di patrimonio collettivo.
Niccolò:
Avevamo pensato a temi diversi inizialmente, non riuscivamo però a deciderci bene, poi è venuto fuori l’incubo ed è stato quello che ci ha affascinato di più. Che poi è un bel tema da affrontare, e fa molto autoproduzione indipendente…
Gianluca ed Elisa:
La scelta non è casuale, o come si potrebbe pensare, del tipo “così fa più figo”. L’incubo è un tema molto vasto, in grado di permettere lo sviluppo sia di storie autobiografiche che di storie inventate. Avevamo appunto in mente altre tematiche, ma non erano affascinanti e coinvolgenti come questa: e poi, quando qualcuno parla di un incubo, tutti lo ascoltano sempre incuriositi.
E perché proprio “Incubo alla balena” come titolo?
Gianluca ed Elisa:
E’ stato un episodio bizzarro: un pomeriggio, salutandoci, ci siamo detti “In culo alla balena”. Non molto signorile, ma ci ha immediatamente acceso una lampadina: e se fosse stato un incubo, alla balena? Oltre al gioco di parole, questo titolo un pò stravagante, ci avrebbe permesso di introdurre la figura della balena, che connetteva le storie tra loro.
Niccolò:
Sì, è un giocaccio di parole, però è venuto bene eh? A parte gli scherzi, ci è venuto in mente questo gioco di parole e poi ci abbiamo costruito un po’ sopra. All’inizio pensavamo ad uno sviluppo un po’ diverso, con ognuno di noi che parlava ad una balena arenata dei nostri sogni, o viceversa non ricordo bene. Poi l’abbiamo sviluppato come si vede nell’autoproduzione, e devo dire che ci ha soddisfatto pienamente. Chissà se sarebbe venuto bene anche nell’altro modo.
Entriamo un po’ più nel lato pratico… Come si fa nascere, come si organizza, come si promuove una autoproduzione? Avete consigli da dare a chi vuole cominciare o sta cominciando a realizzare fanzine?
Niccolò:
Prima di tutto una fanzine nasce con le persone, e penso che la prima cosa di cui tener conto è il trovarsi bene insieme. Raccogliere bene le idee di tutti e porsi in maniera costruttiva. Ed essere tutti contributivi, bisogna sbattersi un po’ tutti per una fanzine, nei propri limiti naturalmente ma almeno un po’ è a mio parere d’obbligo. Poi le idee, la grafica e tutto il resto sono da decidere secondo i propri gusti. E non bisogna preoccuparsi se non si guadagna qualcosa, è tutta pubblicità.
Alessandra:
Gianluca è quello che è stato dietro alla parte organizzativa, lui lo può dire meglio di tutti. Sicuramente per realizzare una fanzine ci vuole pazienza e fatica per mettere tutti d’accordo e meglio se si ha qualche punto di riferimento, almeno all’inizio, come abbiamo avuto noi, ma questo non è l’unico modo per crearne una, infatti su internet ci sono un sacco di concorsi che hanno come fine “un’autoproduzione a distanza”.
Flavia:
Come Alessandra, penso che ci voglia tanta pazienza e sopratutto umiltà. Bisogna rispettare il punto di vista altrui e cercare di collaborare senza volere di emergere: una fanzine come la nostra è frutto di uno sforzo collettivo nel quale ci siamo incoraggiati a vicenda spronandoci a dare il meglio del nostro talento, senza cercare di emergere individualmente ma contando sulla forza del gruppo. Non bisogna perdersi d’animo ma continuare a credere nella forza del proprio lavoro e proporlo a librerie, fumetterie e nei festival.
Gianluca ed Elisa:
Chi vuole vedere il prodotto finito, deve assolutamente considerare l’idea che non tutto filerà liscio. Nel nostro caso, molti hanno lasciato lungo la via, altri si trovavano a dei punti morti durante lo sviluppo della propria storia o non riuscivano a partecipare agli incontri. La cosa di primaria importanza è costituire un gruppo solido, affiatato, collaborativo: quando si è in difficoltà è sempre bene vedersi e parlare, scambiare idee ed opinioni. Non ci siamo sempre e solo detti belle parole, ma attraverso le critiche soggettive siamo riusciti a spianare alcune divergenze. Ognuno di noi ha delle conoscenze in ambiti diversi e questo fa sì che la fanzine venga proposta ad una più vasta fetta di pubblico; il Bilbolbul ci ha offerto un’ottima vetrina per presentarci al pubblico e anche questo è stato fondamentale.
A differenza della maggior parte delle fanzine il vostro progetto è autoconclusivo. Avete intenzione di collaborare ancora in gruppo, avete progetti in mente in questo senso?
Niccolò:
Eheheheh, sarà davvero autoconclusivo? Chissà. Progetti in mente al momento non pare ma non si può mai sapere…
Gianluca ed Elisa:
Essendo un nuovo gruppo, alle prese con un’esperienza mai fatta prima, ci è sembrato più cauto sondare il terreno con un volume autoconclusivo: non sappiamo se ne faremo un’altra, ma visti i riscontri positivi che questo primo lavoro sta riscuotendo, l’idea di una successiva collaborazione si fa più concreta. Ne parleremo prestissimo!
Alessandra:
Ancora di concreto niente ma penso che probabilmente ci saranno ancora dei lavori insieme.
Flavia:
Spero tantissimo di poter realizzare un’altro volume assieme agli altri, magari con nuove persone e idee da includere nel nostro gruppo.
Come è stato accolto Incubo alla balena, quale è stata la risposta del pubblico? In base anche a questa esperienza, ritenete che l’autoproduzione si stia affermando come realtà, guadagnandosi spazi ed ambiti suoi, o resti un po’ oscurata nell’ambito nazionale?
Alessandra:
L’abbiamo per il momento presentata solo al Bilbolbul, ma a me pare con un discreto successo, stiamo appunto anche rispondendo ad un intervista!
Niccolò:
A mio parere è stato accolto benissimo, anzi non mi aspettavo una cosa del genere! Ed una dimostrazione di questo è anche questa intervista… Non ho mai firmato tante dediche come nelle ultime settimane (il che, almeno per me, è una figata assurda). L’autoproduzione è sempre un po’ di nicchia ma bisogna dire che ormai si vedono festival e minifestival un po’ dappertutto, il che fa sperare! C’è anche da aggiungere che molta gente, quando parli loro di fumetto, pensa a topolinoendcompani e basta, che per carità ospita degli sceneggiatori e disegnatori che sono delle pietre miliari ma non si può dire che sia solo quello il fumetto! (Scott McCloud docet)
Flavia:
Direi che il nostro fumetto è stato accolto più che bene: il pubblico ha apprezzato sia la varietà degli stili grafici che la tematica scelta. Durante i tre giorni di Bilbolbul molti sono tornati allo stand in cui vendevamo a farci i complimenti per le storie inquietanti. Penso che l’autoproduzione diventerà una realtà affermata e ciò lo dimotra la nascita dell’associazione Inuit che si occupa proprio della promozione di fanzine e altri tipi di autoproduzione e ha da poco aperto un punto vendita a Bologna, nel quale è presente anche INCUBO ALLA BALENA.
Altre librerie come Infoshop a Bologna e Ubik a Lucca hanno deciso di credere in noi.
Gianluca ed Elisa:
Grazie ad Alessandro, in molti si sono interessati a noi. La visibilità che abbiamo ottenuto soprattutto via internet ci ha esposto in numerose vetrine e i commenti ci sono stati. Il pubblico ha reagito piuttosto bene, ma è ancora presto per dirlo, abbiamo in progetto altre presentazioni nel nostro territorio. Se per affermarsi si intende una visibilità a livello nazionale direi proprio di no, però non mancano i luoghi e le occasioni predisposte ad accogliere nuove autoproduzioni. Il clima culturale c’è ma andrebbe ulteriormente amplificato.
Per concludere e salutarvi vorrei farvi un’ultima domanda: quali sono le fanzine che vi ispirano, a cui guardate o comunque che seguite?
Gianluca ed Elisa:
Tra le fanzine che guardiamo e seguiamo non possiamo non citare Resina, un progetto che va ammirato per la sua longevità e visibilità: anche loro hanno seguito il nostro iter, ed essere entrambi gruppi dello stesso territorio fa sì che ci si veda spesso ‘in giro’. Altre autoproduzioni di interesse sono Delebile e Lamette.
Alessandra:
Non guardiamo solo fanzine ma anche disegnatori illustratori ecc, tantissimi!
Flavia:
Resina e Delebile sono sicuramente le più seguite. Nel mio caso posso citare anche Papier Gachē e Giuda. Alessandra ha ragione, è importante anche guardare al mondo dell’illustrazione, che ogni anno si arricchisce di nuovi talenti.
Niccolò:
Per conto mio, in verità non sono un gran lettore di fanzine… quando vedo qualcosa che mi ispira e reputo bello lo prendo, non c’è proprio una particolare fanzine o gruppo di autoproduzione che seguo. Leggo Resina in particolare, anche perché conosco gli autori e mi interessa vedere la loro maturazione, e poi mi piacciono da morire le fanzine con lo zampino di Tuono Pettinato.
Oltre ad invitarvi a comperare questo bellissimo progetto, vi segnaliamo il blog in cui potrete seguirli e vi diamo l’elenco dei singoli autori, in ordine:
Alessandra Romagnoli
Niccolò Tonelli
Beatrice Concordia
Annamaria Gentili
Elisa Menini
Gianluca Valletta
Flavia Barbera + Antonio Coletta
Alessandro Baronciani
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